I Salassi erano una popolazione bellicosa ma anche dotata d'ingegnosa solerzia; essi seppero sfruttare sapientemente le risorse dei luoghi creando in breve tempo condizioni di vita particolarmente favorevoli, soprattutto grazie alla scoperta delle miniere della zona e alla loro capacità di sfruttarle in modo remunerativo, tanto da accumulare notevoli ricchezze. Oltre a ciò questa popolazione , favorita dall'asprezza del territorio montano, privilegiò il “ portorium “, vale a dire una tassa di sbarco imposta a quanti attraversavano le aree controllate, tanto da accordarsi con il potere romano per il pagamento e il pedaggio.
Già Giulio Cesare segnalava le difficoltà di accesso ai valichi alpini “ che mercanti e militari percorrevano con molto pericolo, sottoposti a gravi dazi “.
Tali ragioni spinsero perciò Roma alla conquista di queste terre e l'epopea della “ Nazione Salassa “
come entità dotata di una sua propria autonomia, capace di contrapporsi, anche vittoriosamente, all'espansionismo militare romano, si concluse ufficialmente nel 25 avanti Cristo, in piena età augustea, quando il console Aulo Terenzio Marrone Murena sconfisse l'esercito nemico ponendo il suggello definitivo ad un processo di subordinazione della potenza salassa a quella romana. Le fonti narrano 8000 Salassi arruolati nelle legioni romane e di 28000 venduti nei campi della città di Eporedia, l'attuale Ivrea.
Quindi in questa vallata, molto geopatica per le frequenze dannose dovute alle emissioni causate dall'alta presenza di minerali (ad oggi si misurano 120 chilometri di gallerie scavate dall'uomo), esistono luoghi di ritualità.