Chiesa di San Secondo di Cortazzone (Asti)
Brevi cenni storici.
Nel medioevo il territorio a Nord di Asti fu interessato,come tutte le campagne d'Europa,dal grande sviluppo agricolo e demografico che inizio' nel X-XI secolo e prosegui' fino alla prima meta' del 1300.
Il territorio, in prevalenza boschivo e selvaggio era abitato da popolazioni di origine celtica e pagana.
Il vescovo di Piacenza inviò i propri monaci per cristianizzare le popolazioni ed insegnare l'agricoltura, questo è uno dei motivi per cui l'astigiano è ricco di chiese romaniche, non ultimo l'utilizzo di questi punti come tappa da parte dei pellegrini che sulla via francigena si dirigevano a Roma.
Molti dei villaggi che sorsero intorno a queste chiese vennero in seguito abbandonati a causa di nuovi nuclei urbani cioè i liberi comuni e i borghi che si formavano intorno al castello del signore feudale al fine di trarne protezione.
Le vecchie chiese o pievi, con la scomparsa dei villaggi, si trovano quindi in aperta campagna. Alcune più vicine al nuovo abitato furono adibite a chiese cimiteriali,altre furono poco per volta quasi dimenticate, ed e' proprio per questo stato di abbandono che molte hanno conservato almeno una traccia della loro struttura originaria, diventando straordinari documenti di una eta' artistica vecchia di un millennio!
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La Chiesa.
La chiesa di San Secondo (monumento nazionale) si trova a circa 1Km. a nord del paese di Cortazzone d'Asti su di una collinetta a 241 s.l.m. il cui nome rimanda ad un luogo sacro ancor prima del cristianesimo: Mongiglietto (dal latino Mons Jovis, monte di Giove o Mons Iubili, monte della gioia).
E' citata per la prima volta in un diploma del 1041 con cui Enrico III conferma al Vescovo di Pavia Pietro 19 pievi. Sembra che storicamente la presenza fino al 1223 del priorato benedettino di San Secondo della Torre Rossa, soggetto all'abazia di Fruttuaria,confermi una dipendenza della chiesa monferrina all'ordine religioso.
Fu la parrocchia del paese fino a quando gli abitanti non decisero di spostarsi su di un colle vicino, dove il paese si trova tuttora, i documenti storici ci confermano la data del 1660 cioè quando la chiesa del castello assume il titolo di parrocchiale.
Dopo vari avvicendamenti durante i secoli, riguardo la pertinenza, San Secondo passa definitivamente sotto la diocesi di Asti nel 1805.
Il tempio è ancora aperto al culto e, oltre a qualche matrimonio, in maggio si celebra la festa del Patrono San Secondo.
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Navata centrale |
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Abside laterale
Particolare: capitello
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Architettura.
Questa chiesa e' orientata a pianta basilicale di tre navate, divise da due file di quattro colonne, terminanti in tre absidi semicircolari. E costruita in cotto e pietra locale detta ”pietra cantone ”, una pietra morbida, che ha la particolarità di indurire a contatto con l'aria, quindi molto adatta ad essere modellata. La facciata è stata rimaneggiata nella parte superiore e sorregge al suo vertice un campanile a vela del XVII secolo. Da segnalare nel catino dell'abside centrale un affresco trecentesco da poco restaurato raffigurante un Cristo docente assiso tra San Secondo e San Girolamo (ma su quest'ultimo le fonti sono discordanti, viene infatti indicato anche come San Siro o come San Brunone).
Affresco abside
Molto ricche e particolari sono le decorazioni esterne poste soprattutto nelle tre absidi e nella facciata sud che rappresentano figure antropomorfe, zoomorfe e naturalistiche oltre ad un ricco assortimento di cornici ornamentali.
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San Secondo
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La Dedicazione.
La figura di San Secondo e' avvolta nella leggenda, la tradizione lo vuole perito martire nel 119 circa, nobile pagano di Asti viene raffigurato come un giovane guerriero brandente una spada o a cavallo con uno stendardo. Fu certamente uno dei primi martiri in terra piemontese.
Venuto a contatto con il cristianesimo delle origini ed essendo figura di rilievo nella società del tempo all'imposizione di immolare sacrifici agl'idoli pagani come segno di sottomissione, egli negò più volte, rifiuto che gli valse la vita tramite decapitazione.
Le sue reliquie si trovano nella città di Asti di cui è patrono e dove viene commemorato il 30 marzo e il primo martedi' di maggio.
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Il rilievo geobiologico e radioestesico.
Questa chiesetta romanica è un piccolo scrigno in cui sono state sfruttate con enorme maestria le caratteristiche energetico-fisico-telluriche del luogo. Tutto è contenuto ed essenziale ma, come si può evincere dal rilievo, non mancano quei congegni energetici che sono peculiarità di luoghi di culto ben più grandi.
Le tre vene acquifere sotterranee vanno ad incrociarsi in due punti, su di uno vi e' l'altare a 11.000 u.B. e sull'altro un circolo rituale a 18.000 u.B. che funge anche da punto finale del percorso di guarigione (anch'esso su una vena) di cui l'ingresso segnato dalla classica pietra a zero è l'inizio, si ha poi un saliscendi vibratorio che varia circa ogni metro, 11.000 u.B. segnato da una mattonella in cotto posizionata obliquamente rispetto alle altre, poi 2.000 u.B., 16.000 u.B., 5.000 u.B., e cosi via.
E' stato inoltre rilevato il punto in cui si trovava l'antica fonte battesimale, punto ancora consacrato e carico di energia a 18.000 u.B. e perpendicolare ad una delle tre vene acquifere. Inoltre nei due piccoli absidi laterali un'attenta quanto laboriosa analisi ha appurato la presenza sotto la pavimentazione dei resti mortali di due iniziati il cui tasso vibratorio spirituale è di 11.000 u.B., sicuramente sacerdoti o cavalieri legati al sacro edificio.
Balza agli occhi l'orientamento sfalsato di alcuni gradi rispetto al punto cardinale Est, questo è dovuto certamente allo sfruttamento lineare dell'edificio rispetto alla vena acquifera che si trova sotto l'entrata e che si dirige verso l'altare su cui è stato poi sviluppato anche il percorso di guarigione. La sincronica è ben delimitata attraverso le colonnine esterne e percorre l'edificio con una curva larga, questo ulteriore elemento ci fa capire bene l'importanza che poteva avere ed in parte ha ancora questo splendido tempio.
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La simbologia.
E' molto interessante la simbologia espressa dalle sculture poste sia all'esterno sia sui capitelli delle colonne interne. Alcuni di questi simboli rappresentano sirene bifide, cioè con due code , serpenti, grifoni, lamie ed intrecci di vario tipo. Questa simbologia di chiara matrice templare, ci suggerisce la presenza di vene acquifere sotterranee contrassegnate da questi manufatti e quindi accentua l'importanza geobiologica del sito, ed accresce l'ipotesi di un intervento anche decorativo da parte dell'ordine posteriore al 1100.
Particolare: Sirena Bifid
Proprio a proposito dei capitelli è stato condotto recentemente un'interessante studio cosmologico dove oltre a varie costellazioni e momenti astronomici viene anche rappresentata l'eclisse solare del 26 gennaio 1153.
Tra le singolari sculture esterne spiccano quelle di due corpi, uomo e donna, nell'atto di copulare in cui sono molto ben visibile il pene e la vagina.
Il sincretismo di questa immagine (caso più unico che raro su di una chiesa) ci richiama subito all'archetipo cosmo-tellurico, quindi alle energie della terra, femminili, di segno negativo (yin) e quelle maschili e cosmiche di segno positivo (yang).
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Presenti anche in due punti dei seni forse riconducibili all'immagine della vergine che allatta (o a quella di Maria di Magdala e del femminino sacro, e/o all'antico culto di Iside) simbolo templare caro a San Bernardo di Chiaravalle redattore della regola dell'ordine cavalleresco.
Particolare: seni
Poi un susseguirsi di nodi ed intrecci stupefacenti che chiameremo per comodità celtici non potendone dare altra definizione e di cui abbiamo dei corrispettivi europei solamente nelle stele funerarie in pietra (dis.3) e negli antichi codici miniati provenienti da Inghilterra ed Irlanda (The Book of Kells, The Book of Lindisfarne VII-VIII secolo, vedi appendice n°1 e dis. n°2-4). Non dimenticandoci della funzionalità energetica dei simboli posti sugli archetti e attivati ed amplificati in alcuni casi dai suddetti intrecci.
Particolare: Intrecci
Particolare: apertura circolare con aquila e albero della vita
Fasce a dente di lupo
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Altro congegno da segnalare che definiremo radionico sono le fasce a “dente di lupo” o “dente di sega” che si trovano esternamente nella parte bassa degli absidi.
Rilevando radioestesicamente la polarità dei triangoli equilateri in cotto rossi con il vertice rivolto in alto risulta che essi sono di segno negativo e lavorano quindi in relazione alle energie telluriche. I bianchi in pietra arenaria il cui vertice è rivolto in basso sono di segno positivo e lavorano in relazione alle energie cosmiche.
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Nel carosello di simbolismi non può non essere menzionata questa particolare ed emblematica figura umana appesa ad un archetto, forse la rappresentazione di un mastro muratore dell'epoca e detentore dei segreti atti all'edificazione corretta di un tempio. Si noti come non sia stato tralasciato da parte dello scultore la caratteristica “maschile” del soggetto, proprio sotto il “cavallo”!
A lato un nodo di Salomone, più elaborato in quanto vi è un cerchio aggiuntivo; simbolo ancestrale facente parte sia del mondo ebraico, che di quello cristiano e di quello mussulmano (in arabo: 'uqdat sayydnà Sulaymàn), e spesso presente nelle decorazioni di antiche chiese romaniche e templari.
Rappresenterebbe l'alleanza tra l'uomo e Dio, il rapporto intrinseco tra cielo e terra, l'eternità e la ciclicità della forza creatrice, ma anche l'elemento acqua con la sua capacità di trasmettere e veicolare energia.
Il nodo è anche un enigma, che va sciolto, decifrato e risolto, e solo al sapiente può essere affidato questo compito, ecco perchè il nome di Salomone il Saggio viene associato a questo simbolo.
Questa iconografia ci richiama anche all'archetipo del serpente, dell'Ouroboros che avvolgendosi su se stesso a guisa di cerchio si morde la coda, o del Caduceo alchemico, sempre elementi di forte valenza simbolica ed esoterica.
Particolare esterno abside centrale: uomo appeso, nodo di Salomone
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Rudi Toffetti
(ringrazio l'amico Gianfranco Orio per sua preziosa la collaborazione)
Articolo pubblicato parzialmente sul bollettino dell' A.I.R. (Associazione Italiana Radiestesisti) n°3 settembre del 2009
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Appendice n°1: il Book of Kells e' un codice miniato medioevale risalente all'incirca al 800 d. c.,contenente i quattro vangeli nel testo in latino basato sulla vulgata di San Girolamo del 384 d.c., e altri brani attribuibili a Eusebio di Cesarea .
E' considerato unanimamente il capolavoro dell'arte celtica.
Si suppone sia stato realizzato dai seguaci di San Columba (San Colombano) nel monastero irlandese di Iona.
Le 680 pagine sono un tripudio di illustrazioni,decorazioni e miniature,molte in oro,dalle forme complesse e fantasiose come le figure animali che sono stilizzate e manipolate per formare delle lettere,mentre i disegni interlineari sono vere equazioni grafiche.
Questo eccelso stile grafico è una commistione di più influenze poi rielaborate nel corso dei secoli in primis quella greco-romana del tempo dei cesari (le greche e i motivi floreali), quella indo-ariana (triskell, svastike: simboli solari),ecc.
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